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Lunedì 16 Novembre 2020
Nasce il capo di Cosa nostra Totò Riina

Il 16 novembre 1930 nasce a Corleone (Palermo) il Capo di Cosa Nostra Salvatore Riina. Totò Riina,  detto "Totò u curtu", a soli diciannove anni uccide un coetaneo in una rissa; quando torna  libero al paese, diventa il luogotenente di Liggio, impegnato ad eliminare il predominio di Michele Navarra sulla cosca della zona. Riina subisce numerosi arresti ma riesce sempre ad essere assolto. Preso il posto di Liggio finito in carcere, conduce i corleonesi negli anni Ottanta e Novanta alla realizzazione d'immensi profitti, prima con il contrabbando e poi con la droga e gli appalti pubblici. Conquista il predominio all'interno di Cosa Nostra, sterminando il superboss Stefano Bontade e i suoi fedelissimi, poi Riina lancia una pesante sfida allo Stato, eliminando numerosi rappresentanti delle istituzioni e della magistratura e uomini delle forze dell'ordine. Prima di venire finalmente arrestato, il 15 gennaio 1993 a Palermo, trascorre ventitre anni di latitanza, in assoluta libertà e per lo più a Palermo. Già condannato con sentenza passata in giudicato dalla Corte di cassazione a due ergastoli, a Riina vengono anche attribuiti tutti gli omicidi eccellenti decisi da Cosa Nostra negli ultimi decenni. Attualmente è imputato in tutti i più importanti processi per mafia in corso nel nostro paese, a partire da quelli per le stragi in cui hanno perso la vita i magistrati Falcone e Borsellino. Fino al luglio del 1997 Riina è  rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna: in seguito è  trasferito al carcere di Marino del Tronto (Ascoli Piceno). Subisce numerose condanne ed ergastoli. Dal carcere di Opera (Milano), il 19 luglio 2009 esprime di nuovo la sua posizione secondo cui la strage di via d'Amelio sarebbe da imputare allo Stato italiano e ai servizi segreti.  Questa posizione viene avvalorata alla fine dell'ottobre 2010 da alcune rivelazioni del collaboratore di giustizia Spatuzza, il quale più volte riconosce un importante funzionario dei servizi segreti Lorenzo Narracci come "il soggetto estraneo a Cosa Nostra visto nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell'attentato al giudice Paolo Borsellino". Nel 2017, gli avvocati di Riina fanno richiesta al tribunale di sorveglianza di Bologna per il differimento della pena a detenzione domiciliare, sottoponendo come motivazione lo stato precario di salute dello stesso Riina. Il 19 luglio il tribunale si pronuncia negativamente su questa istanza, spiegando che Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero, ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione domiciliare". Dopo essere entrato in coma in seguito all'aggravarsi delle condizioni di salute, Riina muore alle ore 3:37 del 17 novembre 2017, il giorno successivo al suo ottantasettesimo compleanno, nel reparto detenuti dell'ospedale Maggiore di Parma. A seguito del decesso, la Procura di Parma dispone l'esecuzione dell'autopsia della salma per escludere un potenziale caso di omicidio colposo o doloso a carico di ignoti. L'autopsia è  affidata e infine eseguita dall'anatomopatologo Rosa Maria Gaudio, dell'Università di Ferrara. Nei giorni successivi Riina è  sepolto nel cimitero di Corleone.

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